Sharing Utopia!
by Enrico Vezzi
curated by Nero/Alessandro Neretti
MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche, Leone Conti
and Osteria della Sghisa
30 Giu. > 7 Oct. 2012

Sharing Utopia! at MIC

Sharing Utopia! at MIC

Sharing Utopia! at MIC

Sharing Utopia! at MIC


The return of the spacecowboy
una conversazione tra Nero ed Enrico Vezzi

N: Il tuo progetto Sharing Utopia! propone la condivisione del concetto di Utopia . . . Non resisto! Vuoi farmi tu la prima domanda?
EV: . . . con piacere . . . è la domanda fulcro del mio progetto ed è forse la domanda anti-utopica per eccellenza . . . se la pose nel 1966 Kenneth Boulding per risalire alla matrice della cowboy economy e delineare i presupposti della spaceman economy: . . . che cosa ha mai fatto per noi la Posterità?
N: . . . urch! Se volessi guardare la tua domanda con sguardo “positivista” penserei subito a quelle invenzioni, quei cambiamenti che hanno migliorato il nostro vivere: il fuoco, la bicicletta, le comunicazioni radio . . . Osservando però la tua domanda attraverso lo sguardo della cowboy economy è evidente che nel sistema di sviluppo e crescita, adottati fino ad oggi, siano presenti svariati errori. Sharing Utopia! intende condividere pensieri legati anche, se vogliamo, al capitale psichico enunciato da Boulding dove giustamente grande importanza viene data alle esperienze personali che poi ci guidano nelle scelte. Come ti rapporti con le tue scelte lavorative? Affronti mai progetti che tu stesso consideri irrealizzabili?
EV: . . . per quanto possibile cerco sempre progetti irrealizzabili . . . se devo affrontare qualcosa che so già come affrontarlo mi passa subito la volontà . . . come diceva Fuller, o si affronta l’Utopia o si cade inevitabilmente nell’Oblio . . . non ci sono altre strade. Io sto portando avanti varie ricerche parallele e le mie scelte lavorative sono condizionate solo dal trovare le migliori condizioni sperimentali dove operare. Le mie opere sono sempre il frutto di quest’operare, alcune volte in studio, molte volte fuori da esso e preferibilmente in condivisione o in collaborazione con altri.
N: Pensi che l’arte partecipativa o le opere d’arte partecipate possano colmare il gap che spesso si frappone tra artista e fruitore o rimangono dei tentativi di condivisione che si arenano nella realizzazione del “manufatto” e nulla più?
EV: . . . la realizzazione di manufatti per se stessi la lascio volentieri ad altri sicuramente più bravi di me…quando mi sono trovato o mi trovo, a dover fare qualcosa con mano, è perché mi trovo a dover affrontare un passaggio della ricerca, in cui il mio operare diretto è necessario ad una mia maggiore comprensione dell’oggetto indagato . . . per quanto riguarda l’arte partecipativa, in senso di partecipazione attiva dello spettatore, la reputo uno strumento come altri, alcune volte necessaria, altre no . . . ci sono opere da contemplare, altre da vivere, altre da modificare e altre ancora da condividere . . . un paesaggio possiamo contemplarlo, possiamo viverlo, possiamo modificarlo o possiamo condividerlo . . . dipende tutto dal nostro senso di responsabilità e dalle nostre esigenze di vita.
N: Nel biglietto della mostra si assiste all’ennesima interazione col territorio e al tema del progetto operadelocalizzata. Nella posterità il processo femminista è stato considerato irraggiungibile, folle, semplicemente utopico. Come interviene (o potrebbe intervenire) l’arte o cultura per proteggere i nuovi processi che ancora non si sono affermati?
EV: Ogni intervento dell’arte è in primo luogo l’intervento di un uomo che ha fatto una precisa scelta di vita e che se opera con coscienza e consapevolezza fa un atto politico. Quest’atto politico è secondo me più efficace in proporzione a quanto quest’uomo decide di intervenire fuori dai contesti ufficiali dell’arte e all’interno di contesti pubblici. Partecipare al dibattito e rapportarsi alla realtà criticamente forse sono i presupposti necessari, non so se per proteggere, ma sicuramente per far risuonare. L’arte forse non può dare risposte, ma può senza dubbio generare o moltiplicare domande.

The return of the spacecowboy
a conversation between Nero and Enrico Vezzi

N: Your project Sharing Utopia! suggests sharing the concept of Utopia . . . I can’t wait! Would you like to ask me the first question?
EV:…It’s a pleasure… it is the question at the heart of my project and it is possibly the anti-utopian question par excellence… in 1966, Kenneth Boulding asked himself this question in order to go back to the origins of the cowboy economy and to create the necessary conditions for the spaceman economy:… what has Posterity ever done for us?
N: . . . urch! If I look at your question from a “positivist” point of view, I immediately think of those inventions and those changes that have improved our way of life: fire, bicycle, radio-communications . . . But if I look at your question from the cowboy economy’s point of view, it is clear that the development and growth system that has been adopted until today has many defects. Sharing Utopia! wants to share thoughts related to, lets’ say, the psychic capital stated by Boulding, in which the importance is legitimately given to the personal experience that guides us in making our choices. How do you cope with your working choices? Do you usually deal with projects that you consider impossible to realize?
EV: . . . If possible, I always look for impracticable projects… if I have to start with a new project and I already know how to deal with it, I immediately lose the willingness to do it . . . as Fuller said, either you deal with Utopia or you sink into Oblivion . . . there are no other ways. I am going ahead with some pieces of parallel research and my working choices are influenced only by the will to find the best experimental environment where I can work. My works are always the result of this way of working, sometimes in my studio, often outside and preferably sharing or collaborating with other people.
N: Do you think that participatory art or participated works are able to fill the gap between the artist and the consumer or that they are just attempts of sharing, which come to an end with the realization of the “artefact” and nothing else?
EV: . . . I willingly leave the realization of the artefacts for their own sake to people who are certainly much better than I am . . . when I found myself or when I find myself doing something is because I have to deal with a stage of research at which my direct way of working is necessary to achieve a better understanding of the investigated object . . . as for participatory art – meant as active participation of the audience – I consider it as a tool as many other, sometimes it is necessary and sometimes it’s not . . . there are works to be admired, other works to be lived, some other to be changed or also to be shared . . . a landscape can be admired, can be lived, can be changed or it can be shared . . . it all depends on our sense of responsibility and on our life needs.
N: In the exhibition card we can witness the nth interaction with the territory and the subject of the project operadelocalizzata. In posterity, the feminist process was considered unachievable, mad, and simply utopian. What does/could art or culture do in order to protect the new processes that have not established themselves yet?
EV: Every step forward that art takes is, first of all, the step of a man who has made a particular choice of life and if he works consciously, he performs a political act. In my opinion, this political act is more effective in proportion to how this man decides to works outside the official art environment and within public context. Taking part in the debate and relating to reality in a critical way are perhaps the necessary conditions to raise awareness about these new processes, if not to protect them. Maybe art cannot give answers, but surely it can raise and multiply questions.


Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Leone Conti

Sharing Utopia! at Osteria della Sghisa

Sharing Utopia! at Osteria della Sghisa

Sharing Utopia! at Osteria della Sghisa

Sharing Utopia! at Osteria della Sghisa